frenuloplastica vicenza, circoncisione vicenza
Superare la soglia dei 50 anni porta con sé una serie di cambiamenti nel corpo maschile.
Alcuni possono notare una serie di disturbi urinari:
Superare la soglia dei 50 anni porta con sé una serie di cambiamenti nel corpo maschile.
Alcuni possono notare una serie di disturbi urinari:
Questi sintomi interessano ogni anno circa 30 milioni di uomini solo in Europa, diventando motivo di disagio e preoccupazione. Molti tendono a derubricare questi segnali come semplici inconvenienti dell’avanzare dell’età, tuttavia, potrebbero indicare la presenza di una condizione medica specifica nota come ipertrofia prostatica benigna (IPB).
In questo contesto, il centro medico Hub Salute di Vicenza è un punto di riferimento importante per la diagnosi e il trattamento dell’IPB.
Grazie alla competenza e all’esperienza del Dott. Filippo Nigro, Specialista in Urologia, Dirigente Medico I livello presso U.O.C. Urologia Ospedale S. Bortolo AULSS8 Berica Vicenza, i pazienti possono accedere ad un percorso di cura personalizzato, che inizia con una valutazione approfondita dei sintomi e prosegue con le più moderne strategie terapeutiche, incluse le innovative tecniche laser.
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una condizione medica comune che interessa la ghiandola prostatica, un organo chiave nel sistema riproduttivo maschile situato appena sotto la vescica. Questa patologia è caratterizzata da un ingrandimento della prostata, il quale può derivare da due processi principali:
Poiché la prostata circonda l’uretra (il canale attraverso cui l’urina esce dal corpo), un suo ingrandimento può restringere o ostruire parzialmente questo passaggio, complicando così l’atto della minzione. L’avanzare dell’età gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’IPB: la ghiandola prostatica che tende ad aumentare di volume progressivamente con il passare degli anni. Nonostante ciò, i sintomi associati all’IPB non si manifestano uniformemente in tutti gli individui; alcuni uomini possono vivere per anni senza avvertire alcuna complicazione, mentre altri possono sperimentare sintomi fastidiosi che influenzano significativamente la loro qualità di vita.
La diagnosi dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) inizia generalmente con una visita urologica approfondita, durante la quale il medico raccoglie informazioni dettagliate sullo stato di salute generale del paziente e sulla sua storia clinica. Una parte cruciale di questa valutazione iniziale è l’esame fisico, che include una palpazione della prostata attraverso una esplorazione rettale. Questo esame permette al medico di valutare le dimensioni, la forma e la consistenza della prostata, fornendo indizi preziosi sulla presenza di un’eventuale ipertrofia.
Per affinare la diagnosi, l’urologo può richiedere una serie di esami diagnostici. Tra questi, l’ecografia dell’apparato urinario gioca un ruolo chiave, permettendo di visualizzare in modo non invasivo la prostata e gli organi circostanti. Un altro esame fondamentale è l’uroflussometria, accompagnata dalla valutazione del residuo post-minzionale. Questo test misura il flusso urinario, la quantità di urina espulsa e il tempo necessario per svuotare completamente la vescica, fornendo dati importanti sulla funzionalità della vescica e dell’uretra. Successivamente, si esegue un’ecografia per determinare la quantità di urina residua nella vescica dopo la minzione, indicando l’efficienza dello svuotamento vescicale.
Il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) segue un approccio graduale, e può essere gestito tramite Terapia Farmacologica o Tecniche Chirurgiche e Laser.
La Terapia farmacologica per controllare i sintomi e ridurre, se possibile, il volume della prostata.
Tuttavia, in alcuni casi, la terapia farmacologica non è sufficiente o non risulta efficace nel lungo termine. La chirurgia è anche un’opzione per quei pazienti che, pur non presentando complicazioni gravi, soffrono di sintomi così severi da compromettere la loro qualità di vita.
Le opzioni chirurgiche variano in base alla gravità dei sintomi, alle dimensioni della prostata e alle condizioni generali di salute del paziente.
Le tecniche laser rappresentano un grande passo avanti nella chirurgia dell’ipertrofia prostatica benigna, offrendo ai pazienti opzioni di trattamento sicure, efficaci e con minori effetti collaterali rispetto ai metodi tradizionali. La scelta della tecnica più adatta dipende dalle caratteristiche individuali del paziente, dalle dimensioni della prostata e dalla presenza di eventuali comorbidità.
Ecco alcuni vantaggi del trattamento laser:
Dopo l’intervento laser per l’ipertrofia prostatica, il paziente è tipicamente ospedalizzato per un breve periodo, durante il quale viene monitorato per la ripresa della minzione. Un catetere vescicale, inserito al termine dell’operazione per aiutare l’eliminazione delle urine, è generalmente rimosso dopo 24 ore. La dimissione avviene solitamente entro due giorni, a meno di complicazioni.
Nei giorni successivi all’intervento, possono manifestarsi fastidi come sangue nelle urine o incontinenza urinaria, ma questi sintomi sono transitori.
È consigliato un periodo di riposo e l’astensione da attività lavorative per almeno una settimana.
Bere molta acqua e seguire una dieta ricca di fibre aiutano nella guarigione; queste precauzioni post-operatorie contribuiscono a un recupero più veloce e sicuro.
Il trattamento con laser a Olmio, noto come HoLEP (Holmium Laser Enucleation of the Prostate), rappresenta una delle tecniche più avanzate e efficaci nella gestione dell’ipertrofia prostatica benigna. Questa procedura endoscopica minimamente invasiva utilizza l’energia del laser a Olmio per enucleare, ovvero rimuovere, il tessuto prostatico ingrossato che ostruisce il flusso urinario. Durante l’intervento, un resettoscopio dotato di fibra ottica viene introdotto attraverso l’uretra fino alla prostata, dove il laser a Olmio asporta il tessuto prostatico ingrossato.
La tecnica ThuLEP (Thulium Laser Enucleation of the Prostate) è un’altra procedura endoscopica minimamente invasiva che sfrutta l’energia del laser al Tullio per rimuovere il tessuto prostatico ingrossato. Similmente alla HoLEP, anche la ThuLEP prevede l’introduzione di un resettoscopio dotato di fibra ottica e laser attraverso l’uretra fino alla prostata.
Il laser al Tullio asporta il tessuto prostatico, che viene successivamente rimosso per analisi istologica. Questa tecnica è particolarmente adatta per il trattamento di prostate voluminose e offre ai pazienti una rapida ripresa post-operatoria. Come nel caso della HoLEP, anche la ThuLEP è adatta per pazienti in terapia anticoagulante o antiaggregante.
L’ablazione laser interstiziale transperineale ecoguidata (TPLA) rappresenta un’avanguardia nel trattamento dell’iperplasia prostatica benigna (IPB). Questa tecnica minimamente invasiva utilizza un laser a bassa potenza, soltanto 3 watt, insieme a un sottile ago per accedere alla prostata attraverso la pelle del perineo, evitando così l’uretra. Questo approccio, guidato ecograficamente, consente una precisione elevata, minimizzando i rischi associati alle tecniche transuretrali tradizionali.
La natura minimamente invasiva della TPLA favorisce una rapida ripresa e una riduzione significativa del disagio post-operatorio, rendendola una scelta terapeutica promettente per molti uomini affetti da IPB.
EchoLaser è una procedura non chirurgica micro-invasiva che, mediante l’erogazione di energia laser, comporta una sensibile riduzione del volume prostatico consentendo la risoluzione dei sintomi minzionali compressivi ed irritativi. EchoLaser utilizza energia laser a bassa potenza per alcuni minuti: la radiazione laser viene trasmessa per mezzo di fibre ottiche posizionate nella ghiandola prostatica per via percutanea, in anestesia locale. La porzione di tessuto termicamente trattata viene riassorbita in modo naturale dalla ghiandola nelle settimane successive con conseguente miglioramento del pattern minzionale.
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